Pubblicato il “Rapporto Coop 2024-Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani” redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-Coop) con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto d’analisi di NielsenIQ e i contributi originali di Circana, GS1-Osservatorio Immagino, CSO Servizi, GfK, Mediobanca Ufficio Studi, Campo Ricerca-Scomodo.
Il Rapporto è parte integrante di italiani.coop, il portale di ricerca e analisi sulla vita quotidiana degli italiani curato dall’Ufficio Studi Coop.
L’edizione 2024 è tutta orientata a leggere, con gli occhi degli italiani, le scelte che sono pronti a compiere e che quotidianamente fanno, partendo - come tutti gli anni – dal loro rapporto con il cibo.
Per fare questo, oltre ai tanti contenuti originali offerti dai contributors del Rapporto, anche questa edizione si è avvalsa di due diverse survey ("Idee di futuro" e “Looking Forward”) condotte entrambe nella seconda parte dello scorso mese di agosto. La prima ha coinvolto un campione di 1.000 italiani rappresentativo della popolazione over 18 (18-65 anni). La seconda si è rivolta ad un panel della community del sito di italiani.coop e ha coinvolto 1.000 opinion leader e market maker fruitori delle passate edizioni del Rapporto. Tra questi sono stati selezionati 540 ruoli apicali (amministratori delegati e direttori, imprenditori, liberi professionisti e consulenti) in grado di anticipare più di altri le tendenze future del Paese.
SCENARIO
È il tempo delle scelte, quelle che cambiano i destini del mondo, quelle dei singoli Paesi, fino ad avere impatti sulla vita quotidiana di ciascuno di noi.
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La guerra non è più una eventualità remota ma sempre più una ipotesi concreta (una consapevolezza oramai acquisita anche nel nostro Paese dove il 55% si dichiara favorevole alla reintroduzione della leva militare obbligatoria);
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le democrazie appaiono sempre più in bilico e la loro strenua difesa una evidente necessità in un 2024 che vede metà della popolazione mondiale al voto;
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continua ad aumentare il surriscaldamento del Pianeta i cui effetti asimmetrici provocheranno un potenziamento dei flussi migratori verso l’Europa (e l’Italia) che già oggi detiene il triste primato del vuoto delle culle.
Anche in ambito economico le traiettorie sono sempre più divergenti.
Scampato il pericolo della stagflazione, il Pil globale va meglio di quanto previsto (+3,2% le ultime previsioni sulla crescita) l’India si affianca alla Cina come locomotiva del mondo e l’Italia non è più l’ultima d’Europa anche se in un contesto continentale certo non brillante; +0,9% la previsione Pil Ue a fine 2024 a fronte di una previsione pari a +0,7% del Pil del nostro Paese.
Questo piccolo miglioramento macroeconomico trova oggettivo riscontro nel quotidiano degli italiani, ma non è sufficiente a tranquillizzarli.
Seppur in modo diseguale, il potere d’acquisto nel nostro Paese ha recuperato i livelli pre-pandemia e oggi più di ieri sono diminuiti gli italiani che hanno vissuto situazioni di disagio importanti (l’ammettevano 20 milioni di persone nel 2022 a fronte dei 12 milioni di oggi).
Tutto ciò però non senza sacrifici. Innanzitutto, questa faticosa tenuta del proprio tenore di vita si deve a un overworking che ha già costretto gli italiani nel 2023, per ottenere redditi reali di poco superiori a quelli di 5 anni fa, a un surplus di ore lavorate (un miliardo e mezzo di ore in più).
E comunque il Rapporto Coop 2024 fotografa un Paese preoccupato dallo scenario internazionale, in ansia per l’emergenza ambientale e affaticato dalla quotidianità e per questo sempre più inquieto (+8 punti sul 2022); si riduce la quota di chi guarda con fiducia al futuro, che scende di 4 punti in due anni e aumenta il timore (+11 punti percentuali 2024 su 2022).
Tanto più che il 55% degli italiani è alle prese con una vita ben diversa da quella attesa, spesso peggiore (44% del campione). Un sentiment con cui gli italiani si proiettano in avanti che cozza appunto con i dati dell’oggi.
La parola chiave con cui gli italiani si approcciano ai consumi non può allora che essere risparmio, di gran lunga il primo criterio di scelta negli acquisti (lo dice il 75% del campione).
Sostanzialmente una vita a basso impatto dove l’essenziale diventa centrale, il superfluo viene drasticamente ridotto e dove si fa largo un ripensamento significativo della propria identità affidata più alla dimensione personale che a quella economica e al valore segnaletico ed edonistico dei consumi.
Una indifferenza – a volte una fatica - per gli acquisti e uno strisciante de-consumismo che viaggia di pari passo con la ricerca del benessere personale fino a fare della cura del proprio corpo un vero e proprio culto.
E qui la sana attenzione alla propria salute, che coinvolge anche l’utilizzo dell’AI si interseca con una cura che diventa a tratti totalizzante, ossessiva e questa sì poco parsimoniosa della propria immagine (la variazione di vendite di prodotti cosmetici -2024 su 2019- è a doppia cifra (+29%), fino a sfiorare comportamenti disfunzionali (8,6 milioni gli italiani che assumono o sono interessati a ricorrere a farmaci per il diabete per dimagrire).
Inevitabili le ripercussioni sui comportamenti alimentari. Non stupisce come gli italiani siano ben più attenti a una alimentazione sana rispetto al resto degli europei.
Coloro che pensano di rafforzare questa propensione sopravanzano di 36 punti percentuali chi la diminuisce; una differenza più alta di quella europea che si ferma a 31 punti percentuali.
E sempre gli italiani sono anche gli unici, almeno a parole, a dirsi disposti a pagare di più per avere prodotti salutari (complessivamente e al netto di chi non sarà disposto, +15%; a fronte di una media Ue ferma a +1%).
Sempre di più la scelta del cibo passa dalla testa piuttosto che dalla pancia, si moltiplicano le identità alimentari e si rafforza la coscienza ambientalista, sempre più (insieme al benessere) driver guida dei comportamenti alimentari (e delle tante rinunce quotidiane).
Se un italiano su 3 (34%) privilegia ancora la dieta mediterranea, si affermano le diete ricche di proteine non animali e la riscossa salutista non lascia a casa nemmeno il biologico dopo anni di difficoltà per il carovita.
E grazie anche all’inflazione, che si azzera dopo anni difficili e i volumi del largo consumo che tornano dopo 4 anni in positivo (+0,9% nel primo semestre 2024 rispetto al 2023), il cibo rimane anche nelle previsioni l’unico comparto in cui tagliare la spesa, è una opzione solo per una ristretta minoranza degli italiani; il 21% del campione dichiara che aumenterà la sua spesa contro il 10% che intende diminuirla.
Nei comportamenti di acquisto nella Gdo, i trend più robusti restano la marca del distributore e il discount.