Dal campo allo scaffale del supermercato, calcolare il valore etico della filiera di un prodotto non è cosa semplice. Lo sa bene Coop che ha deciso di puntare su un concetto tanto intuitivo quanto complesso e stratificato, quello del “giusto prezzo”. Termine che rappresenta la sintesi dell’impegno a riconoscere una remunerazione equa a tutti gli attori coinvolti nella catena agroalimentare, la garanzia di un prezzo conveniente per il consumatore e il risultato di un percorso iniziato nel 1998.
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Dal 2016, con il lancio della campagna “Buoni e Giusti” in tema di illegalità, eticità delle filiere produttive e autenticità dei prodotti alimentari rivolta ai consumatori, Coop ha reso ancor più restrittivi i criteri di collaborazione allargando l’obbligo di adesione al codice di comportamento anche ai fornitori di prodotti di ortofrutta non a marchio (in totale sono 5.152 i fornitori di merce dell’insegna). La cartina di tornasole di questo approccio sono i controlli (effettuati da Bureau Veritas e CSQA): 2.500 quelli effettuati dal 1998 a oggi con una particolare intensificazione a partire dal 2015 con 1.321 audit che hanno coinvolto 562 fornitori (di cui solo 4 quelli sospesi per gravi problematiche).
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Fonte: La Stampa