
Scorte sempre più povere di acqua, nel Veneto si è estinto un quarto degli affioramenti: prendono corpo gli interventi di raccolta attraverso infiltrazioni naturali.
Coltivare l’acqua è l’ultima spiaggia della resistenza al cambiamento climatico. E può rivelarsi anche un buon affare per chi deciderà di destinare a questa “coltura” i propri terreni. Nonostante le frequenti precipitazioni dell’ultimo anno abbiano rimpinguato sorgenti e corsi d’acqua del Veneto, è infatti tutt’altro che risolto il problema strutturale dell’impoverimento delle falde acquifere, che secondo gli studiosi nell’ultimo cinquantennio hanno perso il venti per cento del loro volume, mentre tutti i nostri fiumi hanno ridotto la loro portata.
A livello nazionale uno studio dell’Ispra ha mostrato che rispetto all’inizio del secolo scorso la disponibilità di acqua in Italia si è già ridotta di un quinto, una percentuale che è destinata a raddoppiare nei prossimi anni, facendo del nostro paese quello con il più alto livello di rischio di stress idrico in Europa. Anche di questo si occuperanno la Giornata mondiale dell’acqua, in programma domenica e il Festival di Staranzano (Go), tra il 22 e il 25 maggio.
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“Svolta blu”, l’ultimo arrivato dei progetti Life per l’implementazione di queste tecniche e l’attivazione di una rete di enti pubblici e di soggetti privati per la loro gestione, è stato avviato a ottobre e può contare su un finanziamento di 2 milioni di euro: ne fanno parte Viacqua, la Fondazione Palazzo Festari IPA Alto Vicentino, 35 fra Comuni e Unioni Montane, categorie economiche, il Consorzio di Bonifica Alta pianura Veneta, l’ANBI, l’Università di Padova e l’ente di certificazione CSQA: la presenza del CQSA e della professoressa Mara Thiene del Tesaf UniPd, esperta di valutazione dei costi dell’acqua, è propedeutica a uno sviluppo particolarmente innovativo di questa iniziativa, cioè la messa a punto di un sistema di “crediti blu” per finanziare l’operazione e renderla anche economicamente interessante.
Il meccanismo sarebbe lo stesso dei crediti di carbone, ideati per compensare le emissioni di Co2: una volta determinato il loro valore essi verranno messi sul mercato e potranno essere acquistati da aziende ad alto consumo di acqua, che in questo modo finanzieranno indirettamente la realizzazione dei pozzi bevitori o delle aree di infiltrazione, azzerando o ridimensionando la loro impronta idrica.
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Fonte: ilNordEst.it