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Direttiva rifiuti, accordo UE per ridurre i rifiuti alimentari e tessili

Riduzione del 10% entro il 2030 per i trasformatori e i produttori di alimenti

Direttiva rifiuti, accordo UE per ridurre i rifiuti alimentari e tessili
Direttiva rifiuti, accordo UE per ridurre i rifiuti alimentari e tessili Il 19 febbraio 2025 il Parlamento e il Consiglio dell'Unione europea hanno raggiunto un accordo provvisorio su nuove misure per prevenire e ridurre i rifiuti alimentari e tessili in tutta l’UE. L’accordo deve essere confermato da tutte e due le istituzioni prima della procedura formale di adozione.

Meno spreco alimentare entro il 2030

I legislatori hanno concordato di introdurre obiettivi vincolanti di riduzione degli sprechi alimentari da raggiungere a livello nazionale entro il 31 dicembre 2030: 
  • riduzione del 10% degli scarti di lavorazione e produzione;
  • riduzione del 30% pro capite dei rifiuti provenienti dalla vendita al dettaglio, dai ristoranti, dai servizi di ristorazione e dalle famiglie
Gli obiettivi sono calcolati rispetto alla quantità generata come media annuale tra il 2021 e il 2023.

Seguendo la richiesta del Parlamento, i paesi dell’UE dovrebbero adottare misure per garantire che gli operatori economici che hanno un ruolo significativo nella prevenzione e nella generazione di sprechi alimentari (da identificare in ciascun paese) facilitino la donazione di cibo invenduto sicuro per il consumo umano.

L’accordo prevede dunque la donazione volontaria di cibo invenduto come aspetto importante della riduzione dello spreco alimentare.

Nuove regole sui rifiuti tessili

L’accordo provvisorio stabilisce anche norme armonizzate sulla  responsabilità estesa del produttore per i produttori tessili e i marchi di moda.

Come spiega il Consiglio in una nota, saranno ritenuti responsabili dei loro rifiuti e saranno tenuti a pagare una tariffa per contribuire a finanziare la raccolta e il trattamento dei rifiuti, che dipenderà da quanto circolare e sostenibile sarà la progettazione del loro prodotto.

Gli Stati dovranno poi affrontare le pratiche di moda veloce e ultra-veloce (ultra-fast fashion e fast fashion) per impedire lo scarto di prodotti tessili prima che raggiungano la potenziale durata di vita.

Queste disposizioni si applicherebbero a tutti i produttori, compresi quelli che utilizzano strumenti di commercio elettronico e indipendentemente dal fatto che siano stabiliti in un paese dell’UE o al di fuori dell’UE.

Per ridurre gli oneri amministrativi, le microimprese avranno un anno in più per conformarsi a tali obblighi dopo l’istituzione dei regimi di responsabilità estesa del produttore (in totale, tre anni e mezzo dopo l’entrata in vigore delle nuove norme).

Milioni di tonnellate di rifiuti

Il quadro in cui ci si muove è quello di numeri ingenti sia per lo spreco alimentare che per la produzione di rifiuti tessili, spesso legati alla fast fashion e ultra-fast fashion.

Ogni anno nell’Unione europea vengono prodotti oltre 59 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari, pari 132 chili a persona, per una perdita stimata di 132 miliardi di euro.

L’Ue genera inoltre 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili all’anno. Solo abbigliamento e calzature rappresentano 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti, equivalenti a 12 kg di rifiuti a persona ogni anno. Ogni anno al mondo vengono riciclati meno dell’1% di tutti i prodotti tessili.

Spiega la relatrice Anna Zalewska (ECR, PL): «Durante l’ultimo ciclo di negoziati, il Parlamento è riuscito a garantire disposizioni che garantiscano un’ulteriore riduzione dei rifiuti alimentari e tessili come parte dei rifiuti urbani.
Siamo riusciti a garantire disposizioni fattibili e realistiche affinché gli Stati membri attuino politiche di riduzione dei rifiuti alimentari e siamo riusciti a garantire che il settore agricolo non subisca un impatto negativo.
Abbiamo inoltre creato il quadro giuridico per garantire che i produttori contribuiscano all’efficace raccolta differenziata dei tessili che producono.
Siamo riusciti entrambi a ridurre gli oneri amministrativi per gli Stati membri e gli operatori economici».
(Fonte: https://www.helpconsumatori.it/)

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