I risultati sono stati commentati in occasione del convegno “Food made in Italy, la sfida green”, nel corso di TuttoFood, a cui è seguita una tavola rotonda dove sono intervenute alcune delle aziende protagoniste.
La sostenibilità è sempre più riconosciuta come fattore di successo dalle imprese del settore alimentare, che dimostrano di aver maturato una certa consapevolezza verso le pratiche green, attribuendo loro un valore diverso rispetto al recente passato.
Pur non avendo raggiunto la piena integrazione della sostenibilità nelle strategie, si riscontra infatti un'evoluzione degli ambiti applicativi, con un orientamento più deciso al mercato.
Se fino a ieri il focus era rivolto in prevalenza all'implementazione di soluzioni in grado creare efficienza, quindi volte a generare un risparmio economico sui processi, la nuova tendenza riscontrata è trasferire il commitment sul prodotto per incrementarne il valore e farne un fattore di competitività e di differenziazione sul mercato.
A dimostrarlo, i dati emersi da un'indagine condotta da GreenBusiness in collaborazione con Csqa Certificazioni proprio per evidenziare la relazione tra industria alimentare e sostenibilità.
La survey, realizzata tra dicembre 2012 e aprile 2013 su 36 imprese, un campione eterogeneo per settore di appartenenza e dimensioni, evidenzia un interesse diffuso verso le tematiche della sostenibilità proprio nella direzione di farne una leva competitiva.
Il 58% degli intervistati ha dichiarato che essere sostenibili stimola l'innovazione, un passaggio chiave che implica il coinvolgimento di varie funzioni aziendali in un percorso condiviso sotto un comune denominatore, che dalla produzione arriva fino al mercato, attraverso la comunicazione all'esterno dei risultati ottenuti.
Il 56% del campione ha dichiarato, infatti, di utilizzare green claims sui prodotti o intende farlo a breve. Ecco che trasferire al consumatore o ai clienti della Gdo il plus generato dall'impegno sostenibile può tradursi in un migliore risultato commerciale. Senza trascurare che aumentare il grado di trasparenza verso l'esterno migliora la reputazione, beneficio riscontrato e/o atteso dal 47% del campione.
Nel settore food & beverage risulta chiaro quanto la sostenibilità venga declinata anche come capacità di garantire nei prodotti caratteristiche quanti-qualitative legate a esigenze multistakeholder (salute e nutrizione).
Tra gli strumenti ritenuti di maggior valore per garantire e dimostrare l'impegno nella sostenibilità ambientale compaiono il life cycle assessment, la carbon footprint e la water footprint.
Nell’ambito sociale spicca la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
A facilitare il percorso l'ampia disponibilità di strumenti di certificazione che attestano il proprio impegno.
Ma da dove arrivano le maggiori sollecitazioni a un impegno nella sostenibilità? La crescita di consapevolezza nel consumatore è riconosciuta dalla quasi totalità del campione (94%). Seguono le richieste specifiche espresse in fase di referenziamento da parte della Gdo italiana (53%) che dal trade estero (44%), soprattutto europeo.
Le aziende che hanno aderito alla survey
Di seguito l'elenco delle aziende che hanno partecipato all'indagine sul rapporto tra industria alimentare e sostenibilità:
Acetificio Carandini, Acetifici Italiani Modena, Acetum, Alcass, Alce Nero & Mielizia, Amadori, Barilla, Birra Peroni, Bolton Alimentari, Centrale del latte di Vicenza, Consorzio Latterie Virgilio, Crastan, Curtiriso, Ekaf, Ferrero, Generale Conserve, Igor, Illycaffè, Industrie Alimentari Rolli, Jolly Sgambaro, Lattebusche, Latteria Montello, Latteria Sociale Merano, Mareblu, Mec, Meggle Italia, Menz & Gasser, Monari Federzoni, Mutti, Nestlè Waters Italia, Pizzoli, Principi di Porcia e Brugnera, Società Agricola Salcheto, Trentofrutta, Unipeg, Valledoro.