Il Prosciutto di Parma DOP guarda al futuro: del prodotto, della competitività, del territorio, del pianeta. Il Consorzio, che riunisce 130 realtà produttrici del celebre salume (quindi solo le aziende che lavorano la coscia di maiale una volta che arriva dagli allevamenti negli stabilimenti), dal 2022 sta portando avanti un progetto di transizione ecologica delle proprie aziende, che oggi sta offrendo i primi risultati tangibili.
“Il fatto di essere un prodotto DOP, quindi legato al territorio, è un valore aggiunto che noi vogliamo tutelare spiega il direttore del Consorzio del Prosciutto di Parma, Stefano Fanti -. Inoltre, essere veramente sostenibili permette alle aziende di presentarsi in maniera più forte sui mercati in cui c’è molta attenzione riguardo a queste tematiche, come i Paesi del Nord Europa”.
Ma in che cosa consiste il progetto, che ha coinvolto partner come il Politecnico di Milano, il suo spin-off Enersem ed è stato certificato dall’ente Csqa?
“La realizzazione si è divisa in tre fasi – spiega Chiara Piancastelli, responsabile dell’ufficio ricerca e qualità del Consorzio del Prosciutto di Parma-. Nella prima è stata calcolata l’impronta ambientale della produzione del Prosciutto di Parma DOP, tramite il metodo di Csqa, che è ufficiale, consigliato dalla Commissione europea e standardizzata: si è tenuto conto di tutto il ciclo di vita del prodotto, dal momento in cui entra in produzione fino al fine vita della vaschetta in cui è contenuto”.
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Fonte: L’Economia – Corriere della Sera