Nella filosofia del convegno digitale LattePiù, tenutosi lo scorso maggio, gli interventi degli esporti fotografano lo stato dell`arto del settore con analisi dei dati e raccolta di elementi critici, ma soprattutto con la proposta di soluzioni, strumenti e buone pratiche per operatori e stakeholder.
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Conducendo un’analisi di materialità, un elemento di criticità importante è tutto ciò che afferisce alla sostenibilità ambientale e agli impatti ambientali che si vengono a creare lungo la filiera lattiero-casearia. “Uno degli effetti più rilevanti del cambiamento climatico è legato alla disponibilità dell’acqua, per questo motivo è indispensabile attuare un uso intelligente della risorsa idrica”, ricorda Marco Omodei Salè, Innovation Manager di CSOA Certificazioni. “È fondamentale determinare quali sono gli impatti ambientali, per faro ciò si utilizza la metodologia LCA – Life Cycle Assessment che si basa sulla definizione del ciclo di vita del prodotto preso in esame”, spiega Emanuele Bonato di CSQA Certificazioni. Questo ciclo di vita viene suddiviso in fasi, da ciascuna di esse vengono estrapolati dei dati che sono inseriti in software dedicati a generare un profilo dell`impatto ambientale complessivo generato.
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Quando si vuole comunicare uno studio di water footprint bisogna essere ben consci che esistono delle differenze se lo studio utilizzato all’interno dell’azienda o se la volontà e, di comunicarlo verso un soggetto esterno, perché in quest’ultimo caso la norma richiede che lo studio sia verificato da un ente terzo. Verifica che inizia da una valutazione documentale durante la quale CSQA analizza lo study report realizzato dall’azienda, si procede con l’individuare i processi che generano il maggior impatto ambientale. Questi processi saranno quindi oggetto di una verifica sul campo e da remoto. Al termine del processo di audit sarà emesso un attestato, documento che al contrario del certificato non ha scadenza.
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Fonte: Scienza e Tecnica Lattiero-Casearia