Definire le regole e i requisiti minimi che gli operatori, gli organismi di certificazione e i laboratori devono rispettare per concorrere alla realizzazione di prodotti riferibili alla categoria “NON OGM – Non Organismi Geneticamente Modificati”. È questo l’obiettivo della nuova nata UNI/PdR 142 “Requisiti minimi per la Certificazione di Prodotti con caratteristica/requisito NON OGM”.
Pubblicata oggi e liberamente scaricabile dal sito UNI, la prassi di riferimento è stata sviluppata da esperti di Accredia, Coldiretti, Ente Nazionale Risi, IZS – Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana “M. Aleandri”, CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, del sistema UNI e degli Organismi di valutazione della Conformità, tra cui CSQA.
Il principio ispiratore di questo lavoro è quello di consentire all’operatore certificato di comunicare il suo impegno per la tutela del territorio attraverso una produzione attenta al mantenimento della biodiversità e libera dall’utilizzo di organismi geneticamente modificati.
Per raggiungere questo obiettivo è necessario che tutti gli operatori interessati alla certificazione siano impegnati nell’applicare le regole di autocontrollo a supporto delle produzioni “NON OGM”. Questo tipo di attività ha suscitato l’interesse di tutti quegli operatori agroalimentari – sul territorio nazionale ma anche a livello internazionale – che desiderano rispondere alle richieste di un consumatore sempre più attento ed esigente rispetto alla qualità e rintracciabilità dei prodotti agroalimentari.
“Aver stabilito regole comuni di produzione ‘NON OGM’ per quei settori merceologici in cui la normativa comunitaria e nazionale non interviene, è sicuramente il valore aggiunto del documento…” dichiara Stefania Scevola Project Leader della PdR “… Inoltre, la Prassi è molto flessibile in quanto, pur ponendo una grande attenzione sul sistema di autocontrollo dell’operatore a garanzia del requisito ‘NON OGM’, permette a ciascun soggetto di implementare un sistema in linea con la propria realtà aziendale, adattandosi.”
I documenti ispiratori di questo lavoro sono molti, ricordiamo per esempio il Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2002 che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare ed alcune norme tecniche tra le quali:
- la UNI EN ISO 6498 Mangimi per animali – Linee guida per la preparazione del campione;
- la UNI CEN/TS 15568 Prodotti alimentari – Metodi di analisi per la ricerca di organismi geneticamente modificati e di prodotti derivati – Strategie di campionamento;
- la UNI CEI EN ISO/IEC 17025 Requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e taratura;
- la UNI CEI EN ISO/IEC 17065 Requisiti generali relativi agli organismi che certificano prodotti, processi e servizi.
L’oggetto della certificazione è costituito dalle seguenti tipologie di prodotti:
- prodotti di origine vegetale;
- mangimi;
- animali e prodotti di origine animale;
- prodotti trasformati misti.
- la A – contiene un esempio di calcolo dell’incertezza di misura e interpretazione dei risultati analitici;
- la B – spiega la gestione delle materie prime in ingresso per forniture non certificate: metodo per l’operatore.