È la richiesta che la filiera agroalimentare - dall'agricoltura all'industria - rivolge alle istituzioni europee, che saranno chiamate ad esprimere un parere a giugno, quando la Commissione prevede di presentare un progetto di normativa in relazione alle Tea, quelle tecniche di biologia sviluppate negli ultimi 10 anni che consentono di correggere il dna delle piante e quindi di selezionare caratteri specifici utili per l'agricoltura che difficilmente sarebbero ottenibili con altri metodi.
È quanto si legge in una nota di Federalimentare congiunta con il CREA.
"La grande differenza rispetto agli ogm transgenici è che le piante ottenute con le Tea non contengono dna di altri organismi: il patrimonio genetico utilizzato è unicamente quello delle piante stesse", si legge nella nota.
Per promuovere un sistema pubblico-privato di miglioramento genetico basato sulle tecnologie genomiche più avanzate, i rappresentanti del mondo produttivo, della ricerca e delle istituzioni si sono incontrati il 14 marzo a Roma.
Durante l'evento è stato illustrato il position paper "Nuove tecniche genomiche genome editing e cisgenesi".
Elaborato dal Cluster Agrifood Nazionale, dal Crea e da Federchimica Assobiotec, il documento illustra le potenzialità delle Tea all'interno di un contesto agricolo italiano sempre più messo a dura prova dagli effetti del cambiamento climatico e dalla necessità di migliorare la resistenza alla siccità e alle avversità, e spiega come queste tecniche possano contribuire ad accrescere la sostenibilità della nostra agricoltura e a produrre alimenti più salutari.
Sono stati così stilati alcuni suggerimenti ai politici affinché l'Italia sappia cogliere le opportunità legate alle Tea:
- consentire la sperimentazione in campo delle Tea in tempi brevi;
- rilanciare un programma di ricerca sulle biotecnologie pulite per l'agricoltura di domani;
- predisporre strumenti di trasferimento tecnologico dei risultati dalla ricerca al mondo produttivo, coinvolgendo anche le industrie private, in modo da rinnovare il panorama varietale e renderlo idoneo al nuovo scenario climatico.
Questo lavoro, però, è rimasto fino a oggi confinato nei laboratori.
Le piante già selezionate con le Tea e quelle che saranno selezionate nei prossimi anni costituiscono una grande opportunità per l'agricoltura italiana - basti solo pensare alle perdite causate dalla siccità - purché però ci sia la possibilità di testarle in campo, un'opzione al momento preclusa.
Il CREA ha coordinato Biotech, il più importante progetto di ricerca pubblica per lo sviluppo delle TEA in agricoltura, giunto a termine lo scorso 28 febbraio 2023, portando ad importanti risultati che possono essere raggruppati in due grandi categorie:
- Piante editate o cisgeniche capaci di accrescere la sostenibilità delle colture attraverso la riduzione dei trattamenti fitosanitari, come ad esempio piante di pomodoro resistenti alle piante parassite (ma anche allo stress salino e idrico), basilico resistente alla peronospora, frumento duro resistente all’oidio, viti resistenti a peronospora e oidio, nonché melo resistente alla ticchiolatura. Piante con migliorate caratteristiche produttive, qualitative o nutrizionali come orzo e frumento editati per aumentare la resa potenziale, agrumi arricchiti di composti antiossidanti e senza semi; melanzane e viti senza semi, pomodori a più alto valore nutrizionale.
- Conoscenze avanzate e competenze specialistiche in un settore innovativo ed emergente nel panorama della ricerca in agricoltura, che pone l’Italia al passo degli altri Paesi europei più avanzati. Le attività di BIOTECH hanno permesso un balzo in avanti sulla conoscenza delle basi molecolari dei caratteri alla base del miglioramento genetico, aprendo l’orizzonte alla selezione di piante più sostenibili e più adatte ai nuovi scenari climatici.
Quando ci sarà il via libero europeo, quindi, dobbiamo farci trovare pronti. In quest’ottica, inoltre, servirà un forte investimento economico per la ricerca sulle TEA. Come CREA, infatti, grazie al progetto BIOTECH, abbiamo decine di piantine messe a punto dai nostri ricercatori e pronte per essere piantate". Così Stefano Vaccari, Direttore Generale del CREA. (Fonte: https://www.crea.gov.it)