LA CERTIFICAZIONE “ANTIBIOTIC FREE”
Il progetto di certificazione CSQA di una filiera da animali allevati “senza antibiotici” nasce dalla richiesta di diverse aziende del settore di assicurare – anche attraverso la valutazione da parte di un ente terzo – la produzione di prodotti animali (latte, uova, carni) da animali che non hanno subito trattamenti antibiotici in fase di allevamento.
La certificazione diventa quindi strumento per definire le regole a fronte delle quali è possibile comunicare “l’assenza di antibiotici” e per dimostrare la due diligence aziendale nel gestire e comunicare questo specifico requisito. In questa ottica la scelta di alcune aziende di percorrere un progetto di certificazione volto all’eliminazione degli antibiotici in allevamento risulta virtuosa.
Allo scopo di supportare le aziende in questo percorso CSQA ha predisposto tre standard volontari per le carni suine e derivati (DTP 109), le carni avicole e derivati (DTP 116), le uova e derivati (DTP 127) che permettono di supportare i claim “allevato antibiotic free” o “allevato senza antibiotici”.
L’implementazione di questi standard permette di dimostrare che le carni e i loro derivati sono ottenuti da animali che non hanno subito trattamenti antibiotici in allevamento, attraverso un approccio molto più restrittivo di quello previsto dalle norme di legge (che invece permette l’utilizzo di antibiotici utilizzandoli in conformità a regole definite).
La garanzia di allevamento senza antibiotici può riguardare l’intera vita dell’animale o una parte delle stessa, soprattutto nel caso di animali a ciclo di vita medio – lungo. Per assicurare una chiara e trasparente informazione al consumatore il claim “allevato senza antibiotici” è consentito esclusivamente nel caso in cui l’animale non abbia subito trattamenti antibiotici per tutto il ciclo di vita (a partire dalla nascita).
Laddove la garanzia riguardi solo una fase del ciclo di vita (ad esempio gli ultimi 4 mesi) è obbligatorio riportare tale limitazione specifica in etichetta es “allevamento senza antibiotici per gli ultimi 4 mesi” come avviene in taluni casi per il settore suino o bovino[1]
La gestione del requisito “senza antibiotici” avviene a livello di allevamento, mentre nelle fasi successive viene richiesto di implementare un sistema di rintracciabilità che assicuri in tutte le fasi di processo il mantenimento della chain of custody, e quindi il mantenimento della identificazione e della separazione del prodotto realizzato da allevamenti “senza antibiotici” rispetto a prodotto convenzionale.
La certificazione è un importante strumento a supporto del marketing aziendale per soddisfare le esigenze di un consumatore sempre più consapevole e attento a temi afferenti all’ampia sfera della sostenibilità e della salute. L’utilizzo del claim e il supporto della certificazione assicurano infatti una comunicazione trasparente in materia di antibiotici.
PER SAPERNE DI PIÙ
PERCHÈ QUESTA CERTIFICAZIONE
Cosi come specificato dal Ministero della Salute nel “ Manuale[2] - Biosicurezza e uso corretto e razionale degli antibiotici in zootecnia” gli antibiotici nel settore veterinario, sin dagli anni 50 e tutt’oggi, rappresentano un mezzo fondamentale per il controllo delle malattie infettive in questo settore. La loro introduzione ha contribuito al miglioramento del benessere animale e rappresenta un mezzo importante per garantire lo standard delle produzioni di alimenti di origine animale.Settant'anni più tardi, queste applicazioni sono sfidate dalla comparsa del fenomeno dell’antibioticoresistenza.
L'utilizzazione inadeguata di antimicrobici terapeutici in medicina umana e veterinaria può avere ricadute negative sui prodotti, sull’ambiente e anche sulla comparsa nonché la propagazione di microorganismi resistenti comportando gravi conseguenze.
Qualsiasi farmaco ad uso veterinario deve essere utilizzato in modo pienamente conforme alle norme di legge; deve essere utilizzato responsabilmente, sulla base di una visita dell’animale da parte del medico veterinario che stabilisce la diagnosi e prescrive con propria ricetta il tipo di farmaco autorizzato per quella specie animale, necessario a curare la patologia accertata.
L'uso responsabile del farmaco coinvolge più soggetti: le aziende farmaceutiche, il produttore, il Servizio Veterinario pubblico, il medico veterinario libero professionista, e l’allevatore.
In alcuni paesi, circa l'80% del consumo totale di antibiotici importanti per uso medico avviene nel settore animale, soprattutto per promuovere la crescita di animali già in buono stato di salute.
A livello internazionale c’è una grande attenzione sul tema e un forte impegno alla gestione responsabile dei farmaci e alla riduzione dell’uso.
L'Oms raccomanda una "generale riduzione nell'uso di tutte le classi di antibiotici importanti in medicina in animali destinati alla produzione di cibo". (SCARICA LINEE GUIDA OMS 2017).
In Italia esiste un Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020. Il ministero della salute ha pubblicato un Manuale per la biosicurezza e uso corretto e razionale degli antibiotici in zootecnia del Ministero della Salute e sono state pubblicate le Linee Guida europee sull’uso prudente degli antibiotici in medicina veterinaria.
Sul fronte imprenditoriale alcune aziende – particolarmente sensibili rispetto al tema - hanno adottato progetti volti alla riduzione degli antibiotici fino ad arrivare all’esclusione degli stessi in allevamento a seguito di tecniche di allevamento volte al benessere animale e alla prevenzione delle malattie.
[1] Nel caso delle carni bovine il requisito “allevato senza antibiotici per gli ultimi [X] mesi” viene consentito dal MIPAAF – Ministero delle politiche - solo a seguito di approvazione di uno specifico disciplinare aziendale ai sensi del reg. CE 1760/00 e successivo DM 876/15
[2] Consigli per l'uso responsabile degli antibiotici